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XII domenica del Tempo Ordinario. Anno B

Mc 4, 35-41

Siamo tempesta. “Siamo solitudine” (Rilke).
L’unica cosa veramente umana che possiamo fare è ‘mantenere la calma’.
Scendere al centro di noi e scoprirvi il luogo, la dimensione dove è possibile riposare nella pace, come nell’occhio del ciclone, ove tutto è incandescenza. E lì patire la trasformazione.
Si tratta di ancorarci profondamente sul ‘fondo’ della nostra anima. Nella tempesta, ‘stare’ in perfetta quiete al Centro di noi stessi. Dove niente e nessuno potrà entrare, o recar danno.
Noi siamo. Siamo il nostro Essere, al di là di ciò che abbiamo, i nomi, le cose cui ci ancoriamo.
Disarcionati, cadiamo nel Vuoto: stato dell’infinità possibilità.
I miti antichi, e la saggezza dei grandi ci suggeriscono che c’è un solo modo per non lasciarsi vincere dal sentimento della paura: abitarla. Fino in fondo. Là si compirà l’autentico miracolo della nostra esistenza: costatare che l’angoscia è solo un errore di prospettiva. Non siamo cosa che può essere perduta. Ma uno con l’Uno. Epifania dell’incommensurabile.
Siamo l’altro nome di Dio.

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