XXXI domenica del Tempo Ordinario. Anno A

Mt 23, 1-12

La ‘religione’ – da sempre – porta con sé il rischio di trasformarsi in mezzo di potere e asservimento delle persone – educate ad obbedire più che a pensare – facendo loro credere che ciò che è comandato coincide con la stessa ‘volontà di Dio’!

Gesù comprese bene dove poteva giungere la perversione del potere religioso: arrivare a spacciare per ‘volontà di Dio’ ciò che è solo un coacervo di precettistica umana, schiacciando di fatto donne e uomini con pesi insopportabili quando ‘i capi religiosi’ non li muovono nemmeno con un dito: «Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mc 7, 7).

Gesù è chiarissimo a riguardo: ‘non lasciatevi ingannare’. Non chiamate nessuno maestro, capo, padre… Ma soprattutto, nessuno si faccia guida di alcuno!

Tuttavia accora oggi, in molti ambienti religiosi pare non sia dato muoversi o proferire parola se prima non si è ricevuta l’autorizzazione dall’alto, il placet dell’autocrate di turno, la ‘guida illuminata’ che dichiari puntualmente cosa fare, cosa dire, come muoversi, cosa credere e persino come amare.

E questo potere di alcuni di guidare le coscienze – non conferito loro da nessuno – è semplicemente anti evangelico: “E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo”.

E sarà ancora Gesù medesimo ad indicare nel servizio al prossimo l’unico potere da esercitare: “Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti”.

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