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XVI domenica del Tempo Ordinario. Anno B

Mc 6, 30-34

Gesù invita i suoi ad «andare in disparte per riposarsi un po’» (v. 31).

Abbiamo bisogno di un ‘ubi consistam’, un luogo dove far riposare finalmente il cuore. Siamo stati fin troppo ‘fuori luogo’, lontani dal nostro Centro. È tempo di tornare a casa.

«Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo?» (Thomas Eliot)

Il Vangelo identifica questo luogo, non tanto con un luogo fisico, piuttosto con uno stile di vita.

Occorre notare che l’episodio raccontato da Marco è posto tra due banchetti, quello consumato nel palazzo di Erode sul Macheronte, raccontato nei versetti immediatamente precedenti (vv. 21-29), e quello che verrà raccontato nei versetti successivi, detto della ‘moltiplicazione dei pani’ (vv. 35ss.).

Gesù invita i suoi a compiere un passaggio di mentalità e quindi di comportamento nei riguardi della vita: uscire da uno stile di vita fondato sul potere, l’avere, il dominio e la violenza – proprio di Erode – che indìce un pasto dove l’unica portata è data dalla testa decapitata del Battista servita su un vassoio. Chi si gioca la vita sul proprio ego, può solo dispensare morte e nutrirsi di cadaveri.

Ma esiste anche un altro modo di concepire la vita, quello che condivide ciò che si possiede, e «si fa pane alla fame degli altri» (David Maria Turoldo), rappresentato dal banchetto della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Chi si gioca sulle relazioni autentiche, uscendo dalla prigione dell’ego si nutre di vita e scavalca la morte.

Dunque l’unico luogo di vita, di pace, dove il cuore può finalmente riposare, consiste nel vivere in un ‘certo modo’.

Sarà sempre l’altro il riposo del mio cuore, il segreto del senso e della felicità, la mia ultima – e unica – terra promessa.